A Firenze l'astensionismo primo “partito”, scelto dal 33,4% degli elettori
Nardella rieletto al primo turno, ma il PD arretra. La Lega non sfonda. Impegno della Squadra di propaganda dell'astensionismo marxista-leninista

Redazione di Firenze
L'astensionismo a Firenze si è confermato il primo “partito”, scelto dal 33,4% degli elettori. Registra una lieve flessione (-1,6%) rispetto alle amministrative del 2014 e un significativo +6,8% rispetto alle politiche del 2018.
Un risultato per niente scontato data la martellante campagna a sostegno della rielezione a sindaco del renziano Dario Nardella e la presentazione di varie liste destinate a intercettare gli elettori di sinistra che non lo avrebbero mai scelto, nonché di una intensa campagna della Lega che ha cercato di raccogliere lo scontento verso l'amministrazione PD.
La Squadra di propaganda dell'astensionismo marxista-leninista di Firenze ha fatto generosamente la sua parte con la diffusione di centinaia di volantini con il documento dell'UP del PMLI per l'astensionismo alle elezioni europee e il documento del Comitato provinciale di Firenze per le elezioni amministrative.
A suo favore Nardella ha agitato lo specchietto per allodole del “voto utile” contro l'ascesa della Lega e della destra in genere, presentando la sua amministrazione come un modello alternativo. E su questo tasto ha pigiato appena rieletto: “Firenze sarà un modello politico istituzionale” ha dichiarato euforico, festeggiando prima nella sede del comitato elettorale, affiancato da Matteo Renzi e Simona Bonafè, e poi in Piazza Signoria, per l'occasione occupata dal sindaco appena rieletto che da sempre la nega alle manifestazioni politiche e sindacali. A Firenze dichiara Nardella “c'è il PD più forte d'Italia”, concetto sottolineato anche da Renzi: “È evidente che la risposta più forte alla vittoria di Salvini arriva da Firenze grazie al bravissimo Dario Nardella”.
Il “modello Firenze” in realtà non ha convinto l'elettorato: il PD, con il voto del 25,6% degli elettori, perde consensi rispetto alle precedenti amministrative (-4,5%) e alle politiche (-1,3%); anche tutta la coalizione a sostegno di Nardella perde 1.316 voti rispetto alle precedenti amministrative. Tutto ciò nonostante Nardella abbia cercato di proporsi demagogicamente come paladino dell'antifascismo (evitando però ogni atto concreto per impedire i banchini e la presenza di sedi neofasciste in città) e abbia condotto una martellante campagna elettorale, aperta con una kermesse in stile renziano sbandierando il sostegno di Enrico Rossi, il governatore della Toscana, uscito dal PD per sostenere LeU e ora rientrato nel PD con le parole “abbiamo sbagliato”, e quello di Marco Carrai, l'imprenditore amico dei servizi segreti israeliani e americani fra i primi a sostenere l'ascesa di Renzi, presidente della società Toscana aeroporti che gestisce gli scali di Pisa e Firenze Peretola. E nonostante che nelle liste a suo sostegno avesse raccolto esponenti di spicco, molti di origine cattolica, della vita politica e culturale cittadina e all'inizio dell'anno avesse pubblicamente ricercato i consensi della massoneria partecipando alla festa del solstizio d'inverno del Goi (Grande Oriente d'Italia) presso il Palazzo dei congressi di Firenze alla presenza del “gran maestro” Stefano Bisi, del presidente della circoscrizione toscana Francesco Borgognoni e di Oscar de Alfonso Ortega, segretario della conferenza mondiale della Gran Logge.
In pratica Nardella si è presentato a tutto tondo come garante degli interessi della borghesia a Firenze. Sul piano sociale la politica attuata e il suo programma sono sostanzialmente di destra, ha infatti impugnato le stesse bandiere della destra come il tema della “sicurezza” e della “legalità”, riducendo sempre di più i finanziamenti alla spesa sociale, mentre spende a piene mani per l'installazione di telecamere ovunque, e sostenendo grandi opere come l'ampliamento dell'aeroporto di Peretola e il progetto di cementificazione di tutta l'area nord-ovest.
A questo si aggiunge il potere di ricatto verso la galassia di cooperative, associazioni e simili a cui sono appaltati una buona parte dei servizi comunali e che, nell'ottica della privatizzazione della sanità, propongono servizi non assicurati dal pubblico sul piano sociale e sanitario, tutti appalti legati all'orientamento della giunta in carica.
A sinistra si sono presentati diversi candidati e liste per intercettare gli elettori che non hanno voluto dare il proprio voto a Nardella. La coalizione più ampia l'ha raccolta Antonella Bundu, sostenuta da varie liste fra cui Sinistra italiana e Potere al popolo! e da forze come MdP e Rifondazione comunista che, pur non presentando una propria lista, avevano dato indicazione di votare questa candidata. In totale la Bundu ha raccolto 14.016 voti, di cui 1.532 solo come candidata senza voto di lista, pari al 4,9% degli elettori. Una coalizione che è riuscita solo in parte a raccogliere nuove forze, mantenendo quelle di un bacino storicamente a sinistra del PD ma fortemente legato al parlamentarismo e al partecipazionismo riformista. Nel 2014 Sinistra italiana aveva ricevuto 12.053 voti e il PRC 2.554, pari al 5,1% degli elettori.
A Gabrielle Giacomelli, candidato del Partito comunista di Rizzo, sono andati 1.335 voti, lo 0,7%; in pochi nella “Firenze popolare” a cui si è rivolto Giacomelli hanno dato credito all'utilità di avere un rappresentante a Palazzo Vecchio per sostenere le loro lotte.
Sonoro tonfo anche della lista “Punto e a capo” ispirata dallo sceriffo Graziano Cioni, nell'amministrazione cittadina dagli anni Ottanta al 2009 come esponente PCI-PDS-DS-PD, apripista delle ordinanze antipopolari contro lavavetri e mendicanti, silurato da Renzi, che cercava una rivalsa con il candidato sindaco Mustafa Watte: raccoglie 836 voti (0,5%).
Il balzo in avanti della Lega, ricercato dal ducetto Salvini che per ben tre volte si è presentato – sempre contestato – sulla piazza di Firenze a sostegno della candidatura dell'ex missino Ubaldo Bocci è fittizio, dovuto principalmente al flusso di voti provenienti dalla destra. La Lega, infatti, raccoglie 25.992 voti, pari al 9%, mentre nel 2014 ne aveva 1.598. Un incremento rilevante ma analizzandolo si vede che è in gran parte a spese di Forza Italia che perde circa 10.000 voti rispetto al 2014 e dello stesso M5S che raccoglie 12.574 voti, circa 4.900 in meno delle precedenti amministrative.
L'arretramento del M5S va proprio a favore della destra; un'emorragia iniziata a gennaio di quest'anno, quando l'ex capogruppo in Palazzo Vecchio Arianna Xekalos è passata a sostenere Fratelli d'Italia; altro esempio emblematico il consigliere di quartiere 4 Aleandro Marini, transitato da Alleanza Nazionale al M5S e ora rieletto nella lista di Fratelli d'Italia.
Il partito fascista della Meloni ottiene il 4,2% degli elettori, con un leggero incremento rispetto alle precedenti amministrative e una perdita dell'1% rispetto alle politiche del 2018. Nelle liste per i consigli di quartiere ha raccolto un campionario di elementi sottoproletari, alcuni conosciuti per la vicinanza con gli ambienti dello spaccio e della microcriminalità. Un termometro del lavoro che Fratelli d'Italia svolge demagogicamente per raccogliere consensi nelle periferie anche della nostra città.
I neofascisti di Casapound non sfondano, con i 919 voti raccolti arretrano rispetto alle amministrative, fallisce l'obiettivo di entrare a Palazzo Vecchio il candidato sindaco Saverio di Giulio, responsabile provinciale; nel suo curriculum vitae questo oscuro personaggio indica come professione l'“organizzazione di gite” e vanta la partecipazione “a numerose missioni umanitarie, in particolar modo in Siria, dove sta sviluppando prestigiosi progetti di interscambio culturale grazie alle ottime relazioni stabilite con importanti autorità locali”.
I 96.524 fiorentini che si sono astenuti hanno dimostrato di avere meditato profondamente la loro scelta elettorale, non lasciandosi incantare né dalla “sinistra” né dalla destra borghesi. Il nostro lavoro politico è più che mai volto a far maturare dal distacco e dalla sfiducia nelle istituzioni borghesi e nei suoi partiti la scelta e l'impegno per la conquista del socialismo. Occorre scendere nelle piazze animando un vasto fronte unito antifascista capace di sbarrare la strada ai fascisti del XXI secolo.

5 giugno 2019